Beirut piange i suoi morti mentre tra le macerie si continua a scavare nella speranza di trovare ancora dei superstiti. In città sui volti si legge stanchezza e paura per quella che è stata un’esperienza apocalittica che ha sconvolto la vita di tutti. Quello che, però, colpisce e che nonostante il dolore e lo sgomento la gente di questa città e tutta al lavoro per ripulire, per riparare, per ricominciare.
Beirut è stata stravolta, al momento attuale 137 i morti accertati e dozzine i dispersi, più di 5.000 i feriti e circa 300.000 persone che non hanno più una casa abitabile. Si parla di danni materiali per almeno quattro miliardi di dollari. L’esplosione ha distrutto negozi, botteghe, fabbriche, le gallerie d’arte e i locali della vita notturna che facevano della capitale libanese il fulcro della vita culturale e sociale del Medio Oriente, che la rendevano un ponte reale tra questa Regione e l’occidente.
Beirut è ferita, ma vuole rinascere ancora una volta, proprio come l’Araba Fenice che secondo la mitologia da queste parti rinasceva dalle sue ceneri. Per farlo, però, ha bisogno dell’aiuto e del sostegno di tutto il mondo, di una comunità internazionale che proprio come la capitale libanese è capace di andare oltre gli steccati dell’ideologia e della religione.
Beirut lancia un appello al mondo, e la Cooperazione Italiana, attiva nel Paese da quasi 40 anni, è ancora al fianco delle istituzioni libanesi, come negli anni bui della guerra civile. Il Governo italiano ha già inviato personale specializzato della Protezione Civile insieme ad attrezzature e rifornimenti di prima emergenza. La sede AICS di Beirut sta lavorando per mettere immediatamente a disposizione della Croce Rossa libanese, di ICRC e di OCHA fondi per affrontare le primissime emergenze, e nei prossimi giorni sarà pubblicato un bando per progetti di ‘cash for work’ destinato alle OSC. Questi sono solo i primi passi che il nostro Paese sta compiendo insieme al Libano sulla lunga strada della rinascita di Beirut, la capitale libanese, ma soprattutto un simbolo di convivenza per tutto il mondo e che ora tutto il mondo deve sostenere.