Oggi la storia di Basma, migrante detenuta in una prigione femminile in Libano.
Basma, 44 anni, viene dal Sri Lanka. È arrivata in Libano all’età di 19 anni e ha trovato occupazione come lavoratrice domestica presso una famiglia libanese.
La sua esperienza lavorativa è stata una tortura, “mi picchiavano e maltrattavano continuamente, il marito anche con bruciature di sigarette sul mio corpo, dormivo in cucina, avevano sequestrato i miei documenti, mi chiudevano in casa e, oltre a tutto questo, non mi pagavano per il mio lavoro”.
Dopo un anno si è ammalata e ci ha raccontato “Un giorno non avendo diritto ad un telefono, ho usato di nascosto il telefono della signora e ho chiamato un mio vicino in Sri Lanka per chiedere aiuto, la signora se n’è accorta e mi ha picchiata selvaggiamente, a quel punto per DIFENFERMI L’HO UCCISA con un coltello”.
Quindi Basma è stata arrestata e condannata al carcere a vita. Grazie all’assistenza legale la sua pena è stata ridotta a 25 anni per buona condotta. Ha già scontato 24 anni e 6 mesi, pertanto tra poco uscirà di prigione e vorrebbe tornare in Sri Lanka dalla sua famiglia.
In prigione Basma è considerata un modello per le altre detenute, la Direttrice del carcere manda tutte le nuove arrivate da lei a fare una introduzione. Nell’ambito dei progetti finanziati da AICS, ha seguito corsi di formazione e ha lavorato come estetista, parrucchiera, sarta, artigiana, per produrre un po’ di reddito e mandare denaro a casa in Sri Lanka.
“In prigione ho imparato come costruirmi una VITA MIGLIORE e come ESSERE DI AIUTO agli altri”.