Campagna #16 #giorno12 Lamis: tra matrimonio precoce e violenza

Lamis, 30 anni, di nazionalità siriana, è detenuta in una prigione femminile in Libano.

Orfana di genitori, che non ha mai conosciuto, è cresciuta con la nonna paterna. All’età di 13 anni, il fratello l’ha costretta, PICCHIANDOLA, a un MATRIMONIO PRECOCE. Nel 2011, allo scoppio della guerra, è venuta in Libano con il marito.

Con 7 figli viveva con la famiglia del marito, tossicodipendente che non aveva occupazione e la costringeva a lavorare come domestica, per mantenere la famiglia. 

Dopo 14 anni di matrimonio ha lasciato marito e figli per tornare dal fratello che l’ha picchiata e messa per strada. Quando poi, ha iniziato a lavorare in una fabbrica ed  ha provato ricostruirsi una vita, e’ stata  accusatata ingiustamente dal suo datore di lavoro di furto e tentato omicidio e quindi arrestata e si trova in prigione da 6 mesi. 

Grazie al progetto di AICS Beirut, un avvocato si sta occupando del suo caso ed che la sta seguendo, è fiduciosa che sarà assolta perché INNOCENTE.

È una donna, sola, vittima di violenza che grazie all’aiuto di uno dei nostri progetti di cooperazione avra’ speranza di una vita migliore.

Campagna #16  Giorno #13, Gerosa: “Maggiormente discriminate in quanto Donne”

Giulia Gerosa, cooperante italiana è la coordonatrice del progetto “DROIT” presso ARCS in Libano

 

L’ONG italiana ARCS è l’ente esecutore dei Progetti DROIT 1 e 2 finanziati da AICS. Come coordinatrice del progetto è presente in Libano una giovane italiana, Giulia Gerosa: “grazie a questo progetto, con AICS e le due OSC locali (Ajem e Mouvement Social) siamo entrati all’interno della problematica di riforme normative e assistenza legale ai detenuti, in particolare delle detenute donne nelle prigioni femminili del Libano”.

Giulia ci ha riferito che: “È stato molto importante per tutti noi operatori sociali che lavoriamo all’interno delle prigioni di TOCCARE CON MANO L’INGIUSTIZIA che colpisce i detenuti in quanto privati della libertà”.

Poi, sottolinea con enfasi che “questo fatto è maggiormente vero per le donne che subiscono uno sbilanciamento di potere a causa di una società fortemente patriarcale a cui appartengono. Spesso subiscono abusi e la loro condizione influenza il destino a cui vanno incontro”.  

La coordinatrice di progetto per ARCS sostiene che le attività svolte nell’ambito del progetto della Cooperazione italiana siano state importantissime per garantire alle detenute dei diritti di base quali l’accesso all’assistenza legale che altrimenti non avrebbero avuto e, in alcuni casi, la finalizzazione del procedimento giudiziario ottenendo l’assoluzione

Il messaggio che vorrei portare è che bisogna avere una maggiore attenzione ai gruppi vulnerabili e che, all’interno di detti gruppi, e’ necessario capire quali sono le dinamiche di potere e quali possono essere le persone che maggiormente vengono discriminate, in questo caso le DONNE”.

Campagna #16 #Fine: Trittico: Progetto – Campagna – Trasparenza

La testimonianza conclusiva di Rosa Anna di Simone, Vice Titolare della sede AICS a Beirut

Qualche mese fa, al termine di un monitoraggio delle attività svolte dai nostri esperti sulle iniziative a sostegno delle associazioni locali in un carcere di Beirut, è stato lanciato un appello – quasi una sfida – a tutto il personale presente affinché le testimonianze che erano state   appena ascoltate, costituissero il menù centrale della campagna annuale dell’AICS per la lotta alla violenza di genere, principalmente contro le donne.

 In Libano da meno di tre mesi, con l’incarico di vice titolare della sede AICS di Beirut, abituata al lavoro amministrativo a Roma, dovevo confrontarmi direttamente con le esigenze di una Sede estera di raggiungere e diffondere i risultati raggiunti, attraverso la formulazione e il finanziamento di progetti di cooperazione allo sviluppo.

Dal 25 novembre e senza pregiudicare il buon andamento del lavoro quotidiano svolto in ufficio, abbiamo mantenuto la nostra posizione e oggi ho il privilegio di dire cosa siamo riusciti a realizzare durante questa campagna durata 16 giorni.

Innanzitutto, il lavoro di squadra è sempre un grande successo e può portare a risultati insperati. Naturalmente oggi, – e con una certa emozione- scrivo questo articolo che non è solo il risultato della campagna contro la violenza di genere. Perché, mentre raccoglievamo storie di donne,  vittime di abusi in famiglia, a casa, al lavoro, per strada o nella società, abbiamo avuto la piacevole sorpresa di imbatterci negli effetti positivi delle nostre  iniziative realizzate nell’ambito di progetti e programmi finanziati dalla Cooperazione Italiana in Libano; al punto che oggi tutti (istituzioni governative, ONG e detenuti) chiedono all’Italia di non fermarsi e di portare a termine quanto ben avviato nel campo dell’assistenza legale e psicologica alle vittime.

Pazientemente, abbiamo raccontato, in vari formati editoriali, in uno stile o nell’altro, 12 storie che abbiamo accompagnato dai nostri testi esplicativi. Ogni giorno quasi 5.000 persone hanno letto le storie pubblicate sul sito della Sede, mentre circa 10.000 persone sono state “raggiunte” quotidianamente dai nostri post, correlati sui social network, Facebook, X (Twitter) oppure il profilo Instagram lanciato per la prima volta all’inizio della campagna.

Volendo raccontare storie di cooperazione legate alla violenza contro le donne, ci siamo trovate al centro di una valutazione da parte dei nostri beneficiari di quanto di positivo è fatto a loro favore. E così abbiamo anche potuto formulare il trittico, tanto caro ai valori dell’AICS: Progetto – Campagna – Trasparenza.

Tutto lo staff della Sede dell’Agenzia a Beirut è soddisfatto sia dei risultati della campagna che dell’entusiasmante riconoscimento dei beneficiari di progetti, gestiti direttamente da AICS Beirut che, ancora una volta, ha tracciato la rotta: trovare il modo migliore per promuovere e raccontare le testimonianze raccolte e i risultati ottenuti.

Per l’AICS a Beirut, la fine di una sfida è l’inizio di molte altre.