Campagna #16 #Fine: Trittico: Progetto – Campagna – Trasparenza

La testimonianza conclusiva di Rosa Anna di Simone, Vice Titolare della sede AICS a Beirut

Qualche mese fa, al termine di un monitoraggio delle attività svolte dai nostri esperti sulle iniziative a sostegno delle associazioni locali in un carcere di Beirut, è stato lanciato un appello – quasi una sfida – a tutto il personale presente affinché le testimonianze che erano state   appena ascoltate, costituissero il menù centrale della campagna annuale dell’AICS per la lotta alla violenza di genere, principalmente contro le donne.

 In Libano da meno di tre mesi, con l’incarico di vice titolare della sede AICS di Beirut, abituata al lavoro amministrativo a Roma, dovevo confrontarmi direttamente con le esigenze di una Sede estera di raggiungere e diffondere i risultati raggiunti, attraverso la formulazione e il finanziamento di progetti di cooperazione allo sviluppo.

Dal 25 novembre e senza pregiudicare il buon andamento del lavoro quotidiano svolto in ufficio, abbiamo mantenuto la nostra posizione e oggi ho il privilegio di dire cosa siamo riusciti a realizzare durante questa campagna durata 16 giorni.

Innanzitutto, il lavoro di squadra è sempre un grande successo e può portare a risultati insperati. Naturalmente oggi, – e con una certa emozione- scrivo questo articolo che non è solo il risultato della campagna contro la violenza di genere. Perché, mentre raccoglievamo storie di donne,  vittime di abusi in famiglia, a casa, al lavoro, per strada o nella società, abbiamo avuto la piacevole sorpresa di imbatterci negli effetti positivi delle nostre  iniziative realizzate nell’ambito di progetti e programmi finanziati dalla Cooperazione Italiana in Libano; al punto che oggi tutti (istituzioni governative, ONG e detenuti) chiedono all’Italia di non fermarsi e di portare a termine quanto ben avviato nel campo dell’assistenza legale e psicologica alle vittime.

Pazientemente, abbiamo raccontato, in vari formati editoriali, in uno stile o nell’altro, 12 storie che abbiamo accompagnato dai nostri testi esplicativi. Ogni giorno quasi 5.000 persone hanno letto le storie pubblicate sul sito della Sede, mentre circa 10.000 persone sono state “raggiunte” quotidianamente dai nostri post, correlati sui social network, Facebook, X (Twitter) oppure il profilo Instagram lanciato per la prima volta all’inizio della campagna.

Volendo raccontare storie di cooperazione legate alla violenza contro le donne, ci siamo trovate al centro di una valutazione da parte dei nostri beneficiari di quanto di positivo è fatto a loro favore. E così abbiamo anche potuto formulare il trittico, tanto caro ai valori dell’AICS: Progetto – Campagna – Trasparenza.

Tutto lo staff della Sede dell’Agenzia a Beirut è soddisfatto sia dei risultati della campagna che dell’entusiasmante riconoscimento dei beneficiari di progetti, gestiti direttamente da AICS Beirut che, ancora una volta, ha tracciato la rotta: trovare il modo migliore per promuovere e raccontare le testimonianze raccolte e i risultati ottenuti.

Per l’AICS a Beirut, la fine di una sfida è l’inizio di molte altre.

 

Opuscolo di AICS Beirut per la campagna annuale contro le violenze di Genere

 

                            Dal 25 novembre al 16 dicembre 2023, AICS Beirut ha aderito alla campagna annuale intitolata intitolata “16 giorni contro le violenze” indetta dalla sede centrale in occasione della celebrazione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza basata sul genere, donando la parole sia ai beneficiari dei nostri interventi e che agli attori che quotidianamente supportano AICS nella realizzazione delle iniziative di cooperazione allo sviluppo per le DONNE in Libano e in Siria. Alla fine della campagna la sede AICS di Beirut ha realizzato un opuscolo per difofndere le storie e testimonianze emerse di Donne vittime delle violenze e finite in prigione. Sono queste PAROLE  una occasione di riflessione e vi invitiamo a digerirle, a diffonderle, a condividerle, a dibatterne, perché sono solo 16 ma rappresentano molte più storie e molte più persone.

Opuscolo di AICS Beirut per la campagna annuale contro le violenze di Genere

 

      © Aics Beirut

Campagna16 #giorno2: Violenza sulle Donne: la storia di Fatima, vittima in famiglia

                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Immagine d’illustrazione – AJEM 

 

Fatima (Nome di fantasia) ha appena compiuto 41 anni. È vedova e madre di una bambina che oggi ha undici anni.  Entrambe, – madre e figlia- ricorderanno sempre i momenti difficili. Unica femmina in una famiglia di maschi, Fatima era al loro servizio. “La mia famiglia assecondava i soprusi che subivo dai miei fratelli e voleva che esaudissi i loro desideri”, racconta durante il nostro colloquio. Veniva spesso presa a botte dai fratelli quando non riusciva a fare ciò che le chiedevano. La madre non l’ha mai difesa perché i maschi erano considerati il supporto economico della famiglia. In mezzo a queste scene di violenza oltraggiosa, c’era sempre una spettatrice a cui questo spettacolo avrebbe dovuto essere evitato, sua figlia, che oggi ha undici anni: “mia figlia assisteva impotente a queste scene di violenza ed ingenuamente tentava di intromettersi tra me e i miei fratelli.” È così che la violenza affonda le sue radici all’interno della famiglia, che dovrebbe proteggere tutti i suoi figli, dove il patriarcato ha creato le basi per la violenza contro le DONNE. Indifesa ed insicura, Fatima si è allontanata dalla famiglia: “sono venuta qui” (nel Centro di recupero di Rabieh ndr) testimonia e, “grazie all’assistenza legale e psicosociale del Centro”, le cui attività sono sostenute anche dalla Cooperazione Italiana “oggi vivo in un foyer con mia figlia. Ho anche trovato un lavoro”. In questo Centro ha trovato il coraggio di esprimersi e punta ad avere ancora più autonomia e indipendenza.