Il restauro italiano del Tempio di Giove a Baalbek.

Lo scorso 9 e 10 luglio si è tenuto a Beirut il quinto ed ultimo seminario sugli esiti della valutazione dei lavori in corso per il consolidamento e il restauro del Tempio di Giove, e per le altre opere infrastrutturali accessorie del sito archeologico di Baalbek, eseguite nell`ambito del progetto UNESCO Baalbek and Tyre Archaeological Project (BTAP2) e UNESCO Documentation and Advisory Services- (UDAS) con il quale l`organizzazione garantisce assistenza tecnica al Ministero della Cultura / Direzione Generale delle Antichità del Libano (DGA) per la gestione delle attività di restauro sui siti di Baalbek e Tiro.

Il progetto UDAS rientra nel finanziamento a credito di aiuto del Governo italiano, regolato dall`Accordo Cultural Heritage and Urban Development (CHUD), di importo pari a Euro 10.228.000,00.

I lavori della due giorni di incontri si sono aperti con una missione sul campo nella quale i migliori esperti UNESCO, UDAS e ICOMOS (Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti) hanno verificato la correttezza e la pertinenza delle attività di restauro specialistico effettuate sui monumenti, e le misure di conservazione delle superfici e di consolidamento strutturale messe in atto sul Tempio di Giove. Una attenta ed esaustiva presentazione dei lavori eseguiti da parte dei tecnici della joint venture italiana Cooperativa Archeologia -Italiana Costruzioni, titolare del contratto di esecuzione opere, hanno consentito di facilitare la lettura delle patologie riscontrate sui monumenti e le risposte messe in atto.

Alle attività hanno preso parte anche il sindaco di Baalbek, i rappresentanti della DGA, il CDR, l’AICS Beirut, gli esperti della direzione dei lavori (Planarch) e altri esperti locali.

Il dibattito che è seguito al sopralluogo, ha consentito un confronto tecnico di alto livello, nel quale gli esperti ICOMOS hanno manifestato ampio apprezzamento per la competenza e la professionalità del lavoro eseguito, per le maestranze italiane impegnate nei lavori di restauro, per la qualità dei risultati rispondenti alle indicazioni dei protocolli internazionali per la conservazione dei Beni Culturali e alle raccomandazioni del precedente seminario. Secondo il giudizio degli esperti, i lavori sul Tempio di Giove possono essere considerati una delle migliori pratiche dell`area mediterranea, per il know-how applicato, le metodologie e le tecniche adottate per la conservazione della superficie e per il consolidamento strutturale del monumento.

I ringraziamenti istituzionali dei diversi attori internazionali presentati al Governo italiano, non solo per il supporto finanziario, hanno rimarcato l’eccellenza italiana nel settore che è puntuale garanzia dell`altissimo livello dei risultati raggiunti.

I progetti realizzati da AICS Beirut nel carcere di Roumieh

Roumieh, il più grande e popolato carcere libanese. Attualmente a ospita circa 3.700 detenuti, al suo interno una sezione per i minori e la “Casa Blu”, una struttura destinata ai prigionieri classificati come malati mentali. Negli anni diverse attività a tutela dei diritti umani promosse e finanziate da AICS Beirut sono state realizzate all’interno di questa prigione, grazie alla collaborazione di UNODC e delle istituzioni libanesi coinvolte nella gestione del sistema carcerario del Paese. A fine dicembre la Direttrice AICS di Beirut, Alessandra Piermattei, e gli esperti della Sede, insieme a UNODC hanno visitato la prigione per valutare i risultati raggiunti e progettare gli interventi da realizzare nel prossimo futuro. È stata visitata la “Casa Blue”, che ospita circa 70 detenuti con infermità mentale, dove sono stati effettuati lavori di ristrutturazione dell’edificio con nuove celle e servizi igienici, fornitura di letti, una sala polifunzionale, attualmente destinata all’isolamento di detenuti a rischio Covid-19, ed è stato creato un cortile  esterno dove i detenuti possono passare due ore al giorno a turno. Nella sezione per i minori, che attualmente ospita circa 100 ragazzi dai 12 ai 18 anni, con il contributo italiano è stata realizzata una serra e un’officina meccanica e sono finanziate attività scolastiche e di formazione professionale. Infime, è stata visitata la cucina centrale e il forno del carcere, completamente riabilitati dalla Cooperazione Italiana, dove lavorano i detenuti preparando 4.500 pasti al giorno e pane fresco che soddisfano il fabbisogno di Roumieh e delle detenute donne a Baabda e Barbar El Khazen.La delegazione è stata ricevuta dal Colonello Majed Ayoubi e altri rappresentanti delle Forze di Sicurezza Interne, responsabili della gestione delle prigioni libanesi, che hanno ringraziato AICS per le attività svolte e i risultati ottenuti.

 

Campagna #16 giorno #7: “Voi ci vedete come esseri umani non come assassine e criminali”

Oggi, la testimonainza di Charlotte Tanios – Coordinatrice del settore protezione in Mouvement Social  

 

Charlotte è la coordinatrice del settore protezione per Mouvement Social, una ONG che lavora nelle prigioni femminili in Libano da oltre 20 anni, offrendo supporto psicologico e varie attività di formazione professionale, tenendo presenti le aspirazioni delle donne detenute, al fine di consentire loro di avere un minimo reddito in prigione.

“È molto importante per le detenute essere attive in prigione ed avere un po’ di denaro, soprattutto per le migranti che non hanno familiari vicini come anche per le donne libanesi le cui famiglie, a causa della crisi economica e finanziaria che sta attraversando il paese, non hanno le possibilità e i mezzi per recarsi in visita in prigione e portare beni di prima necessità. Con le attività che svolgiamo cerchiamo di dare loro INDIPENDENZA per essere autonome all’interno del carcere. Vorrei sottolineare che, quando le donne arrivano in prigione si sentono SOLE, SPEZZATE, DISTURBATE CONFUSE, non sanno niente del loro fascicolo legale, hanno bisogno di essere supportate, di sapere quando saranno rilasciate e di come possono riprogrammare la loro vita dopo l’uscita di prigione”.

Il processo di reintegrazione nella società è la prima preoccupazione durante la fase di riabilitazione che svolgono in prigione: “Con il nostro team di operatori sociali, psicologi, avvocati cerchiamo di fornire loro servizi con un approccio olistico per renderle consapevoli della propria situazione in prigione, anche quando sono condannate a lungo termine”.

Molte donne provengono da contesti familiari vulnerabili, sono state vittime di lavoro minorile, matrimoni precoci, non hanno ricevuto formazione professionale, ma hanno vissuto in un contesto di criminalità e pertanto sono entrate in questo circolo vizioso.

La mancanza di affetto, di supporto e di attenzione a volte le ha portate a cercare rifugio nella droga o a trovarsi in percorsi criminali e così alcune di loro sono finite in prigione. Le donne detenute sono responsabili di ciò che hanno fatto, ma allo stesso tempo sono state vittime. “Pensiamo a bambine costrette a lavorare o a sposarsi con uomini che non conoscono, senza avere le capacità per lottare e ribellarsi e, quando a loro volta hanno figli, in contesti di vulnerabilità potete immaginare come si comportano come madri, senza supporto da parte della propria famiglia. Si rifiutano di vivere con la famiglia, cercano rifugio altrove e finiscono in situazioni di conflitto con la legge. Pertanto, l’AGGREDITO DIVIENE AGGRESSORE, è un ciclo perverso e durante il nostro lavoro RITROVIAMO LA BAMBINA CHE È IN LORO che vuole essere LIBERA e FORTE per essere RISPETTATA COME DONNA”.

“Molte detenute ci hanno detto che qui in prigione e nell’ambito delle attività che svolgiamo con loro  si sono sentite rispettate, VOI CI VEDETE COME ESSERI UMANI NON COME ASSASSINE O CRIMINALI, voi riuscite a comprendere quali sono le nostre competenze e capacità affinché noi le possiamo sviluppare per una vita futura migliore. Io ho avuto la fortuna di crescere in una buona famiglia, con la possibilità studiare e di conoscere i miei diritti. Queste donne, invece, spesso sono cresciute in un contesto sociale patriarcale, poco istruito e vulnerabile che le predispone a diventare vittime.  Per questo ho scelto di lavorare nel settore per DARE IL MIO CONTRIBUTO COME DONNA A SOSTEGNO DI ALTRE DONNE e dimostrare che ABBIAMO POTERE”.

La Cooperazione Italiana e la sfida ambientale in Libano

Si è da poco celebrata la “Giornata Mondiale della Terra”: l’obiettivo di questa ricorrenza annuale è riportare al centro delle nostre riflessioni l’ambiente e l’impatto che l’uomo procura al pianeta in cui vive.

In Libano quella ambientale è una questione scottante e determinante per il suo futuro. Un piccolo Paese, grande poco più dell’Abruzzo, dove quotidianamente ci si confronta con una gestione dei rifiuti disattenta e fuori controllo, un inquinamento atmosferico visibile a occhio nudo, una carenza cronica nel trattamento delle acque reflue, un impoverimento costante dei bacini idrici, la contaminazione del suolo e delle falde idriche, la perdita costante di aree boschive e agricole. Tutti fattori che contribuiscono al deterioramento dell’ambiente naturale, aggravato dal massiccio ricorso ai combustibili fossili per combattere la cronica crisi energetica. Per contrastare le pressioni su aria, acqua e suolo gli sforzi della Cooperazione Italiana in Libano sono orientati allo sviluppo di numerose iniziative ambientali in corso e da avviare, per un totale di oltre 27 milioni di Euro a dono.

L’Italia è un donatore di riferimento per il Ministero dell’Ambiente, il Ministero dell’Energia e dell’Acqua, il

Ministero degli Interni e delle Municipalità, la Civil Defence e varie Municipalità con interventi nel campo della conservazione ambientale, dello sviluppo sostenibile delle aree costiere e delle riserve naturali, dell’abbattimento dell’inquinamento industriale, della gestione dei rifiuti. Nella lunga battaglia per ridurre l’inquinamento provocato dal settore industriale, dal 2013 la nostra cooperazione è impegnata nel progetto di assistenza tecnica “Lebanon Environmental Pollution Abatement Project”, realizzato dal Ministero dell’Ambiente e UNDP con l’obiettivo di migliorare gli impatti ambientali dei cicli produttivi introducendo sistemi di certificazione ambientale.

Il programma ha coinvolto fino ad ora più di 30 imprese, attraverso l’implementazione di processi di corretta gestione ambientale e ha consentito ad oggi l’erogazione di circa 11.4 milioni di USD di crediti a favore di industrie locali per mitigare le pressioni generate dai processi produttivi, utilizzando il 75% delle risorse messe a disposizione dalla Banca Mondiale.

Ancora più di ieri, oggi l’AICS di Beirut è attenta all`urgente ricerca di modelli di sviluppo in grado di fornire una risposta alternativi a quelli basati su elevati livelli di sfruttamento delle risorse, di produzione di rifiuti ed inquinamento, di dipendenza dalle importazioni. Raccogliere la sfida ambientale in un paese come il Libano, stretto tra il Mar Mediterraneo e montagne che superano i 3.000 metri, significa investire nella sostenibilità dello sviluppo economico, umano e sociale, guardando alla valorizzazione dei risorse locali prima ancora di quelle globali. Per questo è indispensabile sensibilizzare la popolazione sull’importanza e sulla potenzialità della salvaguardia e della conservazione delle risorse naturali senza compromettere il diritto delle generazioni future di usufruire degli stessi beni.

 

 

 

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Campagna #16 giorno #8: Samar: le cicatrici emotive dello stupro e di continui abusi

Samar, nata nel 1980, ha avuto un percorso di vita turbolento, segnato da importanti difficoltà. Attualmente divorziata con tre figli, uno di 27 anni, una di 24 anni e, la più giovane, di 11 anni.

Le radici delle difficoltà di Samar risalgono alla sua giovane età, quando rimane vittima di uno stupro per mano dell’autista dello scuolabus. Un trauma che la condurrà poi a un matrimonio forzato con lo stesso uomo che l’ha stuprata. Il matrimonio è per lei una sfida estenuante, caratterizzata da violenza fisica quotidiana. Durante le sue gravidanze, Samar sopporta percosse e stupri da parte del marito, che causano il parto prematuro di due dei suoi figli.

Per un periodo, la famiglia di origine decide di darle sostegno economico. Ma nonostante questo, il rapporto con il padre rimane conflittuale e segnato da cicatrici emotive: egli, infatti, è la stessa persona che l’ha costretta a sposare il suo stupratore.

Il suo benessere emotivo è quindi segnato da un’ombra di paura e cospetto nei confronti delle due figure maschili principali della sua vita, il padre e il marito. Per un tragico effetto a catena, anche la figlia cade vittima degli abusi di suo padre. Cacciata da casa, si ritrova alla mercé della dura vita di strada.

Il ciclo di violenza è continuato durante i lunghi 36 anni di matrimonio, ma nonostante questo Samar, con estrema resilienza, riesce a sostenere la sua famiglia con la creazione di una piccola impresa di produzione di pane per la Chiesa.

Quando la figlia torna a casa accompagnata dal fidanzato, Samar viene accusata dal marito di avere una relazione con il fidanzato della figlia, motivo per il quale la figlia verrà definitivamente disconosciuta dallo stesso padre.

Samar, ostracizzata dalla propria famiglia, stremata dai continui abusi ricevuti, si ritrova inevitabilmente in una posizione vulnerabile che, per una serie di eventi, sfocerà nel suo coinvolgimento nell’uso e traffico di droga. Progressivamente si vedrà coinvolta in una spirale di criminalità che culminerà con il suo arresto.

Questa storia dimostra come i traumi subiti sin dall’infanzia e i continui abusi all’interno del nucleo familiare possano segnare la persona e condurla al crimine e quindi al carcere.

 

Libano: Concluso il Progetto MOSA-IC per la partecipazione attiva dei minori allo sviluppo locale

Il progetto frutto di dodici anni di collaborazione tra l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo – AICS e l’autorità libanese per coinvolgere i ragazzi nei processi decisionali e più consapevoli dei loro diritti.

” A 12 anni sono stata eletta nel Consiglio municipale dei ragazzi/e, oggi a 24 anni sto per laurearmi in legge e voglio che il mio lavoro sia incentrato sulla difesa dei diritti. Un desiderio che è frutto di quell’esperienza che mi ha permesso di partecipare alla vita pubblica e capire quanto questo sia importante per la tutela dei diritti e la crescita di tutta la comunità”. Si chiama Rama, ed è una protagonista intervenuta nel teatro del museo Sursock a Beirut, il 22 luglio 2024, durante l’evento conclusivo ufficiale dell’iniziativa MOSA-IC, di cui è stata beneficiaria, grazie ad un finanziamento dell’Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo – AICS, realizzata dal Ministero degli Affari Sociali libanese.

Rama raccontava la sua storia che è anche quella dei tanti ragazzi/e libanesi coinvolti in questo progetto MOSA-IC, che anche loro stessi hanno interpretato con uno sketch dimostrativo quanto hanno raccolto, simulando un Consiglio municipale. L’iniziativa MOSA-IC nasce nell’ambito di uno scambio di esperienze tra il Libano e l’Italia per far partecipare i ragazzi/e nei processi decisionali, attraverso la creazione di Consigli Municipali dei Ragazzi/e come specchio dei consigli comunali veri e propri. Sei municipalità libanesi hanno partecipato all’iniziativa, con lo scopo di sperimentare il coinvolgimento dei ragazzi/e nella governance locale, attraverso la costituzione d consigli municipale dei ragazzi: Ajaltoun, Bebnine, Chiah, Jdeideh-Sad Al Baouchrieh, Rachaya Al Wadi e Tyr. Sin da piccoli, I giovani hanno avuto la possibilità di approfondire concetti quali: cooperazione, responsabilità, coinvolgimento nella vita sociopolitica, capacità di risolvere i loro problemi e cercare soluzioni per le loro esigenze.
All’evento hanno partecipato il Ministro degli Affari Sociali Libanese, Hector Hajjar, l’Ambasciatore d’Italia in Libano, Fabrizio Marcelli, la Titolare della Sede AICS di Beirut, Alessandra Piermattei, le Agenzie UN e le organizzazioni della società civile (OSC), ma anche i rappresentanti di ministeri e di municipalità libanesi oltre a tanti ragazzi che sono stati parte attiva del progetto.

“L’idea di formare dei consigli municipali per i ragazzi/e è nata in collaborazione con i Comuni partner, nell’ambito del programma MOSA-IC del Ministero degli affari sociali con il sostegno del Governo italiano, come strumento per promuovere la partecipazione dei ragazzi/e alla vita della comunità locale e sviluppare le loro capacità decisionali nelle questioni che li riguardano.” Ha dichiarato il Ministro libanese degli affari sociali, Hector Hajjar.
Questa iniziativa richiedeva un piano d’azione integrato e una stretta collaborazione tra i Comuni, le varie organizzazioni comunitarie e i ragazzi stessi.
“Garantire la partecipazione dei ragazzi/e alla governance è fondamentale, perché riconosce il loro diritto di essere cittadini attivi e non solo destinatari passivi delle decisioni assunte dagli adulti. Il loro coinvolgimento contribuirà a formare le loro competenze, le conoscenze e le esperienze necessarie per perseguire nel futuro una carriera pubblica o partecipare attivamente alla vita politica locale. Inoltre, MOSA-IC ha portato a cambiamenti significativi nella mentalità degli adulti nei confronti dei diritti dei ragazzi ed ha permesso loro di formare la propria personalità, nel perseguimento di un impegno importante come cittadini attivi.”, ha detto l’Ambasciatore d’Italia in Libano Fabrizio Marcelli.

Il successo del progetto in entrambi i paesi con i risultati finali positivi ottenuti in Libano sarà la base fondamentale per continuare gli sforzi di promuovere l’iniziativa in tutto il Paese.
“L’iniziativa MOSA-IC si pone come un faro incentrato sull’infanzia in un’epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti globali. Questo intervento ha beneficiato del modello italiano di Consiglio comunale dei bambini, dove i bambini e i giovani hanno potuto far sentire la loro voce per affermare il loro diritto all’espressione e alla partecipazione attiva nei processi decisionali, contribuendo inoltre allo sviluppo locale. In Libano, i Consigli comunali dei bambini rappresentano diversi contesti, credenze e comunità, riflettendo il vero mosaico del territorio e mettendo in evidenza la diversità e la ricchezza sociale libanese. Il dialogo tra i sei Consigli comunali dei ragazzi, insieme alle loro controparti italiane, ha favorito l’apprendimento e l’impegno interculturale.” Ha dichiarato la Titolare della sede AICS di Beirut, Alessandra Piermattei.

Da questa esperienza è nato il Manuale, ‘Consiglio Municipale dei Ragazzi/e per delle città e comunità amiche”, una guida per replicare l’esperienza della partecipazione attiva dei minori nello sviluppo locale.

BOX:
Titolo dell’iniziativa: MOSA-IC
Costo del finanziamento 1.900.000,00 Euro
Regioni: comuni di Ajaltoun, Bebnine, Chiah, Jdeideh-Sad Al Baouchrieh, Rachaya Al Wadi e Tyr.
Municipalità: 6
Ragazze e ragazzi coinvolti nei Consigli Municipali dei Ragazzi/e: circa 150
Ragazze e ragazzi coinvolti nelle attività durante 6 anni: più di 3000 giovani

In segno di solidarietà con l’Italia il tricolore illumina i monumenti libanesi

La sera del 20 aprile il Ministero della Cultura libanese ha illuminato con i colori della bandiera italiana la facciata del Museo Nazionale di Beirut come gesto di solidarietà con il nostro Paese impegnato a combattere l’epidemia di  Covid 19. Contemporaneamente a Tiro, nel sud del Libano, le bandiere italiana e libanese illuminavano la torre dell’orologio.

Il Museo Nazionale e i siti archeologici di Tiro sono un simbolo dei forti legami che uniscono l’Italia e il Libano. L’impegno comune per la conservazione e la promozione del patrimonio culturale libanese è un esempio concreto della nostra partnership in campo culturale e in molti altri settori nevralgici del Paese dei Cedri.

A Qartabail cantiere del programma RSCP

Nell’ambito della visita di monitoraggio della Delegazione dell’Unione Europea in Libano, la Direttrice dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo – Sede di Beirut Alessandra Piermattei e la Vicedirettrice Liana De Rosa hanno incontrato i rappresentanti dell’Unione delle Municipalità di Jbeil (Byblos), promotrice del progetto di costruzione della rete di canali per la raccolta delle acque piovane di Qartaba, in corso di completamento ad opera di AICS Beirut. Il progetto, finanziato dall’Unione Europea tramite il Trust Fund “MADAD” nell’ambito del programma “Resilience & Social Cohesion Programme” (RSCP), ha l’obiettivo di contribuire alla soluzione del problema stagionale di allagamento delle strade della cittadina, creando al contempo opportunità di lavoro temporaneo per soggetti vulnerabili scelti tra la comunità ospitante libanese ed i rifugiati siriani.
L’incontro ha permesso di valorizzare l’ottima collaborazione tra l’ente locale libanese e la cooperazione italiana, basata su un costante coordinamento ed un rispetto degli impegni reciproci. Ha fatto seguito un sopralluogo all’area dei lavori, in avanzato stato di esecuzione e prossimi al completamento.