Dieci anni di navigazione e ricerca per il Cana Boat

Il 27 marzo si è tenuta a Beirut una conferenza internazionale in occasione del decimo anniversario della donazione della nave da ricerca Cana da parte del governo italiano al Consiglio nazionale libanese per la ricerca scientifica (Cnrs-L).

Dieci anni di navigazione e ricerca per il Cana Boat

Il battello scientifico Cana rientra in un progetto dal respiro più ampio finanziato nel 2009 e poi nel 2015 dal Ministero italiano per gli affari esteri e dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), con l’obiettivo di preparare le guidelines per una politica marittimo-costiera in grado di sostenere la ricerca marina e ambientale nei settori della batimetria, dell’idrobiologia e dell’idrologia, delle risorse marine e dell’inquinamento costiero.
Nel corso dell’incontro l’Ambasciatore Massimo Marotti ha sottolineato che: “La Cooperazione Italiana attua iniziative che accelerano l’acquisizione di capacità utili per migliorare uno sviluppo sostenibile in Libano. La nave Cana aiuta a proteggere l’ambiente e contribuisce al miglioramento della conoscenza degli ecosistemi marittimi, necessaria per promuovere una corretta gestione costiera.
Al termine della conferenza sono stati esaminati gli sviluppi di questa attività di cooperazione e la possibilità di garantire la sostenibilità dell’imbarcazione nel lungo periodo. Il CNRS-L ha sottolineato la necessità di essere supportato soprattutto nell’ambito della ricerca delle sorgenti sottomarine di acqua dolce. Da parte sua Wafa Charafeddine, rappresentante del Consiglio per lo Sviluppo e la ricostruzione libanese, ha confermato l’intenzione di collaborare con il programma nell’ambito della verifica del funzionamento degli impianti di trattamento delle acque lungo la costa.
Infine, tutti i centri italiani hanno confermato la volontà di continuare la collaborazione con il CNRS-L.

Rome-Med Dialogues 2021 – Youth Forum Contest

Nell’ambito dei Rome MED Dialogues 2021, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) ha lanciato con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale la 3a edizione del “Youth Forum Contest”, dedicata quest’anno al tema “soluzioni verdi e sostenibili per il futuro”.

Lo scopo dell’iniziativa è di offrire ai giovani dell’area MENA che hanno meno di 35 anni, un’opportunità di formazione e di crescita professionale attraverso la presentazione di progetti innovativi afferenti agli ambiti individuati dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) n. 6 – Acqua pulita e servizi igienico-sanitari, n.7 – Energia pulita e accessibile e n.12 – Consumo e produzione responsabile.

I creatori dei 15 migliori progetti parteciperanno a un corso di formazione “sviluppo del progetto”. I candidati che supereranno la seconda fase di selezione, successiva al corso, saranno invitati a presentare i loro progetti a margine della 7a edizione dei MED Dialogues (Roma, 2-4 dicembre 2021) per la loro valutazione finale. I due vincitori riceveranno premi in denaro.

I criteri di valutazione, le modalità di presentazione delle domande (scadenza 31 maggio 2021) e tutti gli altri dettagli dell’iniziativa sono disponibili al link:

https://med.ispionline.it/youth-forum-contest-2021

Campagna#16 – #giorno3 : La PAROLA è la medicina a cura della violenza

Il punto di vista di Denise Abou Nassar, direttrice dell’Ajem Center di Beirut

       

PAROLE: raccontarsi può salvare la vita di una donna vittima di violenza, anche quando tutti pensano che sia già in salvo. Secondo Denise Abou Nassar, operatrice del settore sociale e responsabile dell’Ajem Center di Beirut, “la parola è il primo passo verso la guarigione dalla violenza subita”, ci racconta durante il nostro incontro. Il Centro, che include anche uno rifugio protetto, è l’unico luogo di accoglienza di ex detenuti in Libano , per aiutarli a reintegrarsi nella società. Prima azione del Centro è “creare le condizioni di fiducia affinché il soggetto abbia il coraggio di esprimersi.”, Afferma Denise che da anni lavora con ex detenuti, drogati, rifugiati e senza tetto. 200 persone dipendenti dalla droga vengono curate da AJEM, grazie anche ad un finanziamento della Cooperazione Italiana. Il Centro aiuta gli ex detenuti a ricostruire il rapporto con le famiglie, principalmente le mogli e i figli dopo la carcerazione e la riabilitazione nello shelter. “Quando si e’ in carcere, c’è sempre lo stigma e la relazione con la famiglia diventa problematica. A volte una reintegrazione non riuscita può portare a gravi violenze” commenta Denise che ci dice “Quando abbiamo aperto il nostro shelter ai persone vittime della droga, c’erano solo uomini e ci siamo chiesti perché?” racconta. “Poi abbiamo iniziato a realizzare delle campagne per far conoscere il nostro programma anche alle donne che vengono spesso obbligate dai compagni ad assumere la droga, loro malgrado. Per non aver paura e farsi curare perché è un loro diritto”. Anche perché “noi crediamo che tutte le vicende di droga in questo Paese abbiano un legame con la violenza.” E ancora una volta sono le donne ad essere più esposte: “Quando la persona che assume la droga è una donna, viene vista con maggiore stigma di un uomo e viene rigettata dall’intera società. È peggio.”

 

                                                                                                  Foto: In primo piano, Denise Abou Nassar con lo staff del centro durante la visita della Titolare di AICS Beirut,

                                                                                                                      Alessandra Piermattei (in fondo)- Copyright: Aics Beirut 

AICS installa attrezzature didattiche informatiche in 30 scuole pubbliche libanesi

Walid segue con attenzione la lezione, gli occhi sul grande schermo pieno di immagini e le orecchie attente alla voce dell’insegnante. “Il computer in classe – dice Hana, professoressa di biologia alla scuola pubblica di Deir el-Qamar – è uno strumento didattico importante. Permette di fare lezioni meno noiose per i ragazzi e offre molte opportunità di interazione con gli studenti. Purtroppo è difficile averne nella scuola pubblica.”
La scuola del villaggio nello Shouf è una delle 30 che, grazie ai fondi della Cooperazione Italiana, in questi giorni hanno ricevuto attrezzature didattiche informatiche. Queste scuole sono state selezionate dal Ministero dell’Educazione libanese e sono distribuite su tutto il territorio nazionale. Ognuno dei 260 kit comprende un computer portatile, un videoproiettore, una coppia di altoparlanti e tutto il necessario per l’installazione.
La fornitura è parte dei programmi finanziati dalla Cooperazione Italiana a sostegno della scuola pubblica in Libano. Un impegno che, dal 2016 a oggi, ha permesso – tra l’altro – la riabilitazione infrastrutturale di 70 scuole, per un valore superiore a 7,7 milioni di Euro.
In Libano la crisi siriana, che ha portato nel Paese circa 500.000 minori in età scolare, ha raddoppiato la popolazione scolastica. Così il sistema della scuola pubblica si è trovato ad affrontare una situazione senza precedenti.
“La scuola pubblica era già in difficoltà prima dell’arrivo dei bambini siriani – dice Fatma, della scuola di Addad – e abbiamo dovuto affrontare il raddoppio della popolazione scolastica- Non basta, purtroppo, l’impegno del Governo e degli insegnanti, abbiamo bisogno di ambienti salubri e di attrezzature che ci permettano di far stare i nostri studenti al passo con i tempi.”
Visitando la piccola scuola colpisce un albero di Natale realizzato con materiali di riciclo e la presenza in ogni classe di un bidone per la raccolta della carta e uno per la plastica.
“Sapevo che la plastica è pericolosa per la natura, ma non gli davo tanta importanza – racconta il piccolo Mohamed – poi la maestra con il computer ci ha fatto vedere dove finiva la nostra plastica. Tutta a fare una enorme isola nell’Oceano Pacifico, che è tanto pericolosa per i pesci. Da allora non la butto più dove capita e a casa mi arrabbio se lo fanno.”

Terza riunione del National Steering Committee del programma MADAD-RSCPl

Il 2 luglio si è tenuta in modalità virtuale la 3^ riunione del National Steering Committee (NSC) del programma MADAD-RSCP, presieduto da AICS e dal Ministero degli Interni e delle Municipalità (MoIM) del Libano. Erano presenti rappresentanti del MoIM, il Direttore Generale del Ministero degli Affari Sociali (MoSA) del Libano e il rappresentante della Delegazione dell’Unione Europea Responsabile per la local governance e le local authorities, oltre a rappresentanti AICS e al team tecnico di Programma.

Lo Steering Committee ha preso atto degli avanzamenti del Programma nonostante i diversi fattori penalizzanti (crisi economica e finanziaria, crisi sociale, pandemia e relativo lockdown, esplosione al Porto di Beirut…), e ha seguito con interesse la presentazione della Call for Proposals per le OSC internazionali che verrà lanciata a brevissimo e consentirà di avviare iniziative partecipate dalle municipalità libanesi in linea con gli obiettivi generali e specifici del Programma, recependola e confermando la sua pertinenza agli obiettivi condivisi.

Campagna #16 Giorno#4: La storia di Pauline, dai matrimoni “tossici” alla galera per traffico di droga

In questa storia raccolta dagli operatori di Ajem in una prigione femminile libanese, la donna racconta il suo incubo tra una famiglia violenta, diversi matrimoni falliti e il carcere.  

Pauline, classe 1989 di famiglia siro-cristiana e libanese con un livello di educazione fino alla scuola elementare. Ha vissuto con il padre, che si è sposato e ha divorziato più volte, cambiando religione per potersi sposare. A dodici anni, decise di lasciare la casa di suo padre e di trasferirsi nel monastero di Deir Aabrine per allontanarsi dal padre e da sua moglie per le violenze che subiva. Non ha conosciuto sua madre naturale fino all’età di diciotto anni.

Anche Pauline, emulando il padre, si è sposata più volte, la prima volta con un matrimonio precoce all’età di sedici anni, ha avuto tre figli, una femmina e due maschi. I mariti di Pauline erano violenti, alcoolisti, tossicodipendenti, hanno abusato di lei costringendo lei e sua figlia a prostituirsi e a spacciare droga.

Ha tentato di sfuggire a questa vita trovando un lavoro come tassista, ma non era abbastanza per pagare l’affitto di casa; pertanto, è stata sfrattata ed è finita a vivere per strada. Così si è rimessa a spacciare droga per sopravvivere e alla fine è stata arrestata.

Attualmente si trova in carcere da 18 mesi. I suoi figli, tutti ancora minori, si trovano presso vari istituti e associazioni.

Pauline non ha nessuno su cui contare, ma in carcere grazie alle attività del progetto della Cooperazione italiana sta trovando dei benefici. L’assistenza psicosociale è stata fondamentale per lei per riacquistare fiducia in sé stessa; la formazione professionale con cui sta imparando degli skills che le consentiranno di trovare un lavoro dignitoso una volta uscite dal carcere.

Con queste attività Pauline sta gettando le basi per ricostruirsi una vita futura, senza violenza e senza droga, da poter trascorrere un giorno fuori dal carcere in compagnia dei propri figli.

 

I progetti della Cooperazione Italiana presenti all’HORECA

I progetti della Cooperazione Italiana presenti all’HORECA

HORECA è la più importante fiera per l’industria alimentare del Paese dei Cedri, accoglie ogni anno circa 20.000 visitatori. Nell’ultima edizione (2 – 5 aprile 2019), tra i 350 stand di produttori presenti alla manifestazione anche due legati a progetti finanziati dall’AICS di Beirut e implementati da UNIDO e CIHEAM – Bari.

Due diverse iniziative, una finalizzata a rafforzare la filiera di prodotti agroalimentari coinvolgendo piccoli produttori in diverse aree del Paese; l’altra con l’obiettivo di promuovere la qualità nella produzione dell’olio d’oliva.

Ad HORECA UNIDO ha presentato un ventaglio ricchissimo di alimenti della filiera casearia di dieci produttori coinvolti nel programma e già inseriti nella rete commerciale, mentre gli oli di qualità del Libano sono stati presentati nello stand CIHEAM. Nel corso della manifestazione in produttore ha ricevuto il premio del Ministero dell’Agricoltura per il miglior extra vergine del Paese.

I visitatori che per quattro giorni hanno affollato gli stand dei nostri progetti hanno potuto incontrare gli Chef durante la fase di preparazione delle pietanze, apprezzandone poi il sapore. Un modo piacevole per diffondere la cultura del cibo di qualità prodotto nel rispetto dell’ambiente e capace di offrire opportunità di sviluppo economico sostenibile.

Call per ONG imternazionali del programma RSCP

Nell’ambito dell’azione finanziata dall’UE MADAD “Programma di resilienza e coesione sociale (RSCP)”, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS) lancia il bando per le ONG internazionali “glioramento delle infrastrutture pubbliche a livello comunale attraverso opportunità di lavoro temporaneo di popolazione libanese e rifugiata” per un importo di 2,4 milioni, per assegnare due progetti fino a 1,2 milioni ciascuna. Il focus delle attività sarà la costruzione e/o la riabilitazione di opere pubbliche e/o la fornitura di servizi municipali sostenibili in Libano. L’iniziativa è stata lanciata per contribuire alla risposta alla crisi siriana, quindi tutti i progetti proposti devono avere un impatto sulle comunità locali e sui rifugiati siriani.

I progetti implementati attraverso queste sovvenzioni daranno alla popolazione vulnerabile libanese e siriana l’opportunità di generare reddito adottando le metodologie Cash for Work e/o Employment Intensive Infrastructure. Il coinvolgimento di un numero importante di lavoratori qualificati e non, migliorando le condizioni delle infrastrutture pubbliche e dei servizi pubblici, migliorerà finora le condizioni di vita delle categorie vulnerabili e favorirà la coesione sociale tra i libanesi e la popolazione rifugiata

Il “Programma di resilienza e coesione sociale (RSCP) – rafforzare la resilienza delle comunità di accoglienza e dei rifugiati siriani in Libano, Giordania e Kurdistan Iracheno (KRI)” è un’azione regionale finanziata dal Fondo fiduciario europeo “Madad” attuata dall’Agenzia per la Cooperazione allo Sviluppo.

L’obiettivo generale dell’azione è migliorare le condizioni di vita e promuovere la resilienza delle popolazioni più vulnerabili in Libano, Giordania e KRI.

La componente libanese del Programma mira a migliorare l’erogazione e la qualità dei servizi municipali, coinvolgendo le ONG internazionali in collegamento con i comuni libanesi e le unioni di comuni nell’attuazione di progetti incentrati sulla riabilitazione delle infrastrutture pubbliche.

Le linee guida complete per i candidati sono disponibili per la consultazione anche su questo sito nella sezione opportunità all’indirizzo https://beirut.aics.gov.it/home-ita/opportunita/bandi/.

Il termine ultimo per la presentazione delle proposte è il 18 agosto 2021 alle ore 16:00. Ora di Beirut.

Campagna #16 giorno #5: La psicologa: “Molte Donne detenute che seguiamo hanno sperimentato la violenza”

Lina Riachi – Ph.D in psicologia è la coordinatrice di Ajem Ong locale impegnata – con AICS e ARCS-  nel progetto “DROIT” per il miglioramento delle condizioni di detenzione nelle carceri libanesi.       

   

Lina Riachi è una psicologa e musicoterapeuta, coordinatore dei programmi di assistenza psico-sociale dell’organizzazione non governativa libanese AJEM, molto attiva nelle prigioni in Libano. Ha lavorato su vari progetti finanziati dalla Cooperazione Italiana nelle prigioni femminili e nel Centro di riabilitazione di Rabieh.

Con AJEM seguiamo molti casi di violenza di genere, sia in prigione che fuori, e organizziamo campagne di sensibilizzazione e conferenze su questo tema, per aiutare queste donne che spesso sono VITTIME anche del PREGIUDIZIO”.

Le attività di assistenza psicosociale svolte da AJEM con il supporto di AICS, con sessioni settimanali di gruppo e individuali, hanno permesso alle donne vittime di violenza di esprimere le proprie emozioni, di ripensare alla propria vita e cercare di trovare una soluzione ai loro problemi. “Cerchiamo di dare loro la SPERANZA DI POTERCELA FARE, di aspirare ad una vita migliore in futuro”. 

A volte ci limitiamo ad ascoltarle, a volte le guidiamo e se ce lo chiedono le indirizziamo, a volte vogliono solo avere la possibilità di ascoltare della musica e rilassarsi, piangere per SFOGARE IL LORO DOLORE della vita passata”.

Ci riferisce Lina che tali donne si pentono di ciò che hanno commesso, ma spesso gli atti criminali compiuti sono la conseguenza delle violenze subite nell’ambito familiare. Le famiglie purtroppo spesso non condannano e tollerano gli atti di violenza, le madri di queste stesse donne permettono le violenze sulle proprie figlie e sono a loro volta vittime.

Ritengo ci sia bisogno di più campagne di sensibilizzazione verso i genitori e le generazioni più anziane. Le NUOVE GENERAZIONI SONO MIGLIORI, più evolute, cominciano a comprendere che è sbagliato e ad agire diversamente”.

                                                     Foto: Lina Riachi (a destra) con una collega e l’Esperta AICS Rita Petrilli presso la sede di AJEM – Beirut 

Inaugurato a Zahle il più importante depuratore del Paese

Il 19 luglio scorso, è stato inaugurato lo “Zahle Wastewater Treatment Plant” (Zahle WWTP), realizzato con un finanziamento a credito d’aiuto italiano di Euro 22.396.153,43.

In Libano il nostro Paese si è sempre impegnato per la realizzazione di infrastrutture che hanno come obiettivo il miglioramento dei servizi, lo sviluppo sostenibile  e la difesa dell’ambiente.

Lo Zahle WWTP è un impianto per il trattamento delle acque reflue industriali e domestiche che contribuisce al risanamento di due importanti fiumi libanesi, il Litani e il Berdawni. Si tratta d un depuratore attualmente unico nel Paese.

L’impianto depura le acque reflue della città di Zahle e dei villaggi di Kaa El Rim e Hazzerta. In questa prima fase saranno ripulite le acque reflue prodotte dai 205.000 abitanti della regione, nel 2030 questo numero dovrebbe arrivare a 300.000, e dai siti industriali presenti nella zona.

La struttura darà un contributo significativo al risanamento dei due importanti corsi d’acqua e dei loro bacini idrografici e tutta la regione, che vede nell’agricoltura e nel turismo le principali attività economiche, ne trarrà vantaggio.

Dall’inizio della fase di sperimentazione operativa, circa un anno fa, nell’impianto sono stati trattati 16 milioni di m3 di acque reflue con un flusso medio di 20.000 m3 / giorno, e i risultati delle analisi sulla qualità dell’acqua dopo il trattamento, sono ottimi, rispondono ai parametri internazionali e l’acqua in uscita può essere impiegate in agricoltura.

Il lavoro della Cooperazione Italiana nel settore continua con la realizzazione di altri quattro impianti simili in diverse aree del Paese, con l`auspicio che presto si arrivi a più di 700.000 beneficiari nel Paese, a fronte di una popolazione stimata a circa quattro milioni.